Stiamo preparando una struttura forte che si occupi di mettere le politiche in favore dell’integrazione al centro di un dibattito, un ragionamento che veda come protagonista la cooperazione tra comunità e tra cittadini.
In Italia abbiamo problemi di tutti i tipi ma sembra che il peggiore di tutti i mali sia l’immigrazione.
La questione da trattare sta nel come vanno integrati, nei meccanismi che devono essere messi in moto dai privati e dalle istituzioni.
Se nel mio paese entra un bambino, e ci arriva con un barcone, a me non interessa come e dove è arrivato, io ho il dovere di metterlo in sicurezza, a me non interessa dove prenderemo le risorse per farlo, piuttosto le preleviamo dalla spesa per gli armamenti, ma quel bambino deve trovare protezione e noi non possiamo non dargliela.
Se ci sono persone che devono regolarizzarsi, non possiamo farle aspettare un anno per un appuntamento, queste persone devono vivere, mangiare, lavorare, e una volta preso l’appuntamento con gli uffici di competenza, vanno dotate di permessi provvisori utili ad ottenere un assunzione.
Solo allora saremo in grado di capire, chi viene per lavorare e chi viene per delinquere.
Tutto il resto è disumano, terrorismo e io mi tiro fuori da quelle dinamiche.